Shang Chunsong, occhi per piangere, occhi per (non) vedere

Ieri, al termine dell’all-around, per qualche secondo l’hanno inquadrata mentre piangeva. Piccola. Più piccola delle altre, come sembrano – e spesso sono – le cinesi. Poi la scena è andata tutta su Simon Biles, anche giustamente. Però quelle lacrime non erano solo per il quarto posto. Shang Chunsong, capitana della squadra della Cina ai Giochi di Rio, all-arounder dotata di grande completezza tecnica ed eccellente alle parallele asimmetriche, di motivi per piangere ne ha ben altri che un quarto posto.
Lei vuole fare il meglio possibile nella cosa che sa far meglio, cioè la ginnastica artistica. Ma non per sé, bensì per il fratello, che è cieco. I genitori, operai sottopagati del villaggio di ShiYanPing, sud-est della Cina, non possono permettersi le cure. Neanche per lei, che ci vede, ma soffre comunque per via di un’alimentazione incompleta, tant’è anche anche le sue condizioni non lasciano affatto tranquilli. Col fratello, però, ogni giorno affronta una lunga camminata per andare a scuola. Chilometri su chilometri, lei è più piccola di sei anni, ma è lei, già a 7 anni, a tenere per mano il fratello ormai adolescente.
Cpm7Fe9VMAARoGO (1)È il 2003. Shang Chunsong, che significa “pino di primavera”, viene selezionata dal Gymnastic Centre di Yongshun. Essere selezionati, però, non basta. Bisogna anche pagare e i soldi non ci sono. Li trova proprio il fratello che, nonostante la cecità, diventa massaggiatore e guadagna i soldi per l’iscrizione della sorella, dietro la promessa che un giorno diventerà campionessa olimpica. Lei fa una contro-promessa: non solo ce l’avrebbe fatta, ma avrebbe anche guadagnato i soldi necessari per guarire il fratello.
Nel 2006 Chunsong inizia a guadagnare, ma spedisce tutti i soldi a casa senza tenere niente per sé. Indossa sempre gli stessi vestiti e mangia il minimo indispensabile. Nel 2013 usa i 163 mila dollari vinti ai campionati cinesi per accendere un mutuo per la casa del fratello. Ha spesso la febbre, il fisico è sempre gracile, non dimostra gli anni che ha, sembra non crescere. Ai Mondiali manca il podio per un errore alla trave, l’anno dopo prende l’argento con la squadra ma esce in lacrime dal concorso individuale, nel 2015 è ancora quarta, sconvolta dalla notizia della morte della nonna che i genitori cercano invano di non farle arrivare prima dell’inizio della gara.
A Rio 2016, ieri, è arrivata ancora quarta nell’all-around. E ha pianto ancora. Però ci sono ancora le parallele asimmetrice… forza, pino di primavera.

Se vi è piaciuta questa storia, ne trovate molte altre in “Olimpiche – Storie immortali in 5 cerchi”

6 thoughts on “Shang Chunsong, occhi per piangere, occhi per (non) vedere

      1. TeamItalia

        Sicuramente avrà provato ad alzare il valore di partenza ma senza grandi risultati. Comunque piccola correzione: si è qualificata solo nella finale alle parallele asimmetriche con l’ottavo punteggio. Alla trave invece c’è Fan Yilin, mentre al corpo libero la Wang

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