Mezza maratona di Verona 2017

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IMG_5549Verona in love, sta scritto ovunque, perché è il fine settimana di San Valentino. Tra baci in piazza, cioccolatini e balconi più o meno veri, ci piazzano anche la mezza maratona. Di cui cittadini e commercianti si lamentano, perché blocca alcune strade del centro. Almeno così si legge su L’Arena. «Poi però contano i soldi e non si lamentano più», mi fa presente il mio amico di Verona. La chiamano “Giulietta e Romeo Half Marathon” e fanno pure la staffetta per le coppie di podisti. Ha molto più successo della maratona di Verona e si merita a tutti gli effetti la certificazione “Gold Label” della Iaaf, che tra le mezze italiane hanno solo la Roma-Ostia e la Stramilano, perché è veramente bene organizzata. Anche loro, evidentemente, risparmiano sul pacco gara ma investono in servizi.

Non facevo una mezza maratona da un paio d’anni, i progressi fatti nel frattempo in maratona IMG_5559lasciavano presumere che si potesse migliorare anche lì, però un po’ di paura per una distanza che va comunque saputa interpretare c’era. Alla zona partenza ti portano le navette, gratis anche per accompagnatori. Alcuni/e entusiasti/e, altri/e con quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’ così che hanno loro che volevano vedere Verona in altro modo… Fate un sorriso, su. Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere. «A Verona d’inverno non piove per tre mesi», mi diceva sempre l’amico di Verona. E infatti il sabato pioveva, come durante la gara dell’anno scorso, quando molti scivolavano. Non stavolta, per fortuna. C’è lo spazio per restare caldi, dentro il Palasport (dove si può fare la doccia, ti ci portano le navette dopo l’arrivo). E anche lo spazio per il riscaldamento, subito fuori. Al caldo però pensano in pochi e in molti invece si vestono come se dovessero affrontare una maratona a Rieti con -7 gradi... credo che molti si saranno pentiti, vista l’umidità.

IMG_5560Alla partenza ci sono tutti. Il sindaco, l’assessore che corre pure lui, le scuole di ciclismo di Elia Viviani e Paola Pezzo. Il mattino ha la medaglia d’oro in bocca. Stadio Bentegodi, via. I primi chilometri sono un assaggio di tutta la gara: molti falsipiani, un assaggio del centro al km 3 che sfiora Castelvecchio, che poi sarà il km 13, inevitabili curve che non rallentano più di tanto ma costringono a fare qualche metro in più. I primi 5 km vanno via a una media di 4’04”, le gambe dicono che si può aumentare e quindi si aumenta. Riesco a correre regolarmente intorno ai 3’55”, infatti i palloncini dei pacemaker che indicano 1h24′ (cioè 4′ al km) sono sempre più vicini. Vicinissimi a metà gara, quando si ripassa al punto di partenza e le staffette delle coppie si danno il cambio. «Ma siamo a metà?», chiede uno dietro di me, non si capisce se intendendo “già” o “ancora”.

Seconda metà: al km 11 raggiungo i palloncini e soprattutto la ventina di persone che ci corre 16729047_10154786077121265_6141324982805466714_ndietro. Per un attimo penso di stare con loro, ma le gambe dicono che è meglio superarli, cosa che avviene con le opportune cautele. Ora se voglio chiuderla in meno di 4′ al km è facile, basta non farsi raggiungere dai palloncini. Sì, come se fosse facile. E poi neanche puoi dire che li senti soffiare dietro di te, a meno che non si sgonfino all’improvviso. I passi del gruppone però li sento sempre più lontani, buon segno. A un certo punto si trasformano nel rumore di una bicicletta. «Dai, forza, siete bravissimi!». E’ la voce di Paola Pezzo, che oltre ad accompagnare un atleta fortissimo che è partito per ultimo e che raccoglie soldi in beneficenza per ogni atleta che supera, incoraggia anche noi che ci facciamo superare.

IMG_5564E’ l’unico momento in cui apro bocca, ma non resisto, perché lei sembra simpatica. «Eh, sono capaci tutti in bicicletta…», le dico ridendo e ansimando. «Eh, sono capaci tutti sull’asfalto», mi risponde dalla sua mountain bike e probabilmente anche dall’alto del suo gradino preferito del podio, il più alto. 1-1 e palla al centro. Il centro di Verona, eccolo il vero km 13, Castelvecchio, dove mi sento ancora meglio. Faccio alcuni km a meno di 3’53”, uno anche a 3’49”, il km 18 mi dice che forse ho un po’ esagerato (4’01”), ma ormai è chiaro che se reggo arrivo sotto 1h24′. Mi concentro sul respiro, lo ritrovo regolare e il ritmo torna quello giusto. Ci si mette anche qualche zig-zag in zona cioccolatini e balconi più o meno veri, poi ponte, rettilineo, curva a U (ecco dove scivolavano, l’anno scorso…), altro rettilineo, altro ponte e, all’ultimo chilometro, una delle cose più belle mai provate da quando corro.

L’ingresso nell’arena di Verona ti dice che ormai è finita. Ma te lo dice verIMG_5570amente, non come la
porta di Brandeburgo di Berlino, dove poi scopri che invece mancano più di 200 metri. Lì lo sai che basta uscire e poco dopo sei arrivato. Ma è un “ormai è finita” che non ti spezza le gambe come quelli che ti urlano le persone al km 39 di una maratona. Questo lo senti dentro senza bisogno che te lo urlino. Te lo dice l’arena. E ti dà la forza di cominciare un’altra mezza maratona subito dopo. Ci sono i turisti che ti applaudono, ti senti un po’ gladiatore e un po’ Moser al Giro d’Italia del 1984 (capaci tutti su strada, vero Paola?). La rampa per uscire ti riporta alla realtà (perché è ripida, mica per altro), ma un attimo dopo torna tutto fantastico, all’arrivo in piazza Bra. 1h23’33”, la media finale è di 3’57” al km, i minuti tolti al personale sono più di 2. Grazie Verona e anche Grazie Roma, dove gli amici di Atlas mi stanno insegnando a rendere completo il mio allenamento (e tanto c’è ancora da imparare)

Dopo l’arrivo c’è un palazzo che ospita una mostra sui Maya. Per fortuna che non hanno azzeccato le previsioni sulla fine del mondo, altrimenti mi sarei perso non solo questo nuovo primato personale, ma anche questa bellissima gara. Sarà pure una mezza, ma la gioia è piena.

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GIULIETTA E ROMEO HALF MARATHON 2017

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