Olimpiche, storie immortali in cinque cerchi

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Le Olimpiadi hanno tanti volti, personaggi e storie che le rendono speciali. Uniche, perché le Olimpiadi hanno qualcosa di diverso. Lo spiega bene Gelindo Bordin, campione olimpico di maratona nel 1988, che firma la prefazione. Sono il posto dove puoi trovare storie che emozionano, appassionano, insegnano. Storie dove la rivalità diventa amicizia, la debolezza diventa forza, la morte diventa vita. Dagli astisti che fecero fondere le loro medaglie perché non accettavano di non essere arrivati pari all’amazzone che si salvò dalla paralisi grazie all’ippoterapia, dall’indiano sioux che lasciò il villaggio a 12 anni e fu proclamato guerriero dopo aver vinto l’oro fino al velista che perse la medaglia per salvare la vita ad altri due che stavano affogando o al judoka che perse l’oro perché nella finale si rifiutò di attaccare l’avversario nel punto in cui era infortunato.
Sono tantissime, qui non ci sono per forza le più famose, ma meritano tutte di essere raccontate per quelle che sono: storie dove il bello è sempre più forte del brutto grazie alle virtù dell’uomo. I cerchi sono cinque, non sono “dantescamente” i cerchi dell’inferno, ma del paradiso: si passa dal cerchio dell’amicizia a quello dell’amore, da quello del coraggio a quello della giustizia fino a quello della saggezza. E ogni cerchio ha le sue storie.
Niente, tra tutto ciò che c’è di sbagliato e di brutto nelle Olimpiadi, può spezzarli.
Per questo ognuno dovrebbe essere sempre contento quando arrivano i Giochi olimpici e dovrebbe essere sempre sperare di averle un giorno a casa propria. Perché le Olimpiadi sono la cosa più bella mai creata dall’uomo.

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