Scott Westcott: la maratona finisce a 42.195 km, ma inizia a 40 anni

7436270-3x2-700x467Un anno fa ha corso la maratona di Berlino per festeggiare i suoi 40 anni. Lo fanno in tanti, niente di strano. Non in tanti, però, nel giorno in cui corrono la maratona per festeggiare i 40 anni riescono a fare il minimo per qualificarsi alle Olimpiadi. È accaduto a Scott Westcott, atleta australiano che oggi, alla partenza della maratona olimpica, avrà quasi 41 anni. I 40 li ha festeggiati lo scorso 25 settembre proprio a Berlino, ma il motivo della festa è diventato subito un altro: a 40 anni è riuscito a qualificarsi per la sua prima Olimpiade. Ha corso in 2h15’36” (Ha un personale di 2h11′, che però non gli è mai stato sufficiente per ottenere la convocazione)

Scott ha una moglie e tre figli. «Ho chiesto il permesso alla famiglia per correre a Berlino, dove c’è r848_700_4060_2820_w1200_h678_fmaxil percorso più bello e più veloce al mondo» racconta sul suo blog, dove si può seguire tutta la sua preparazione alla gara di Rio. Anche la sua famiglia di origine era numerosa. Due fratelli e una sorella cresciuti in una fattoria a Alectown, verso l’ovest dell’Australia, a pascolare pecore. «Scott era iperattivo – ha raccontato la madre Sue – stava sempre a correre, in strada o sulle colline. I fratelli faticavano a seguirlo. Ho ancora a casa i suoi temi alle scuole elementari in cui scriveva che un giorno avrebbe voluto partecipare alla maratona olimpica».

westcott_2-london12Aveva 16 anni nel 1993, quando l’organizzazione dei Giochi fu assegnata proprio all’Australia, a Sydney. Il primo tentativo, su pista, nei 5000 e nei 10000, andò male. Il sogno era sempre la maratona, ma per tre volte, 2004, 2008 e 2012, i tentativi andarono male. E se riusciva a fare il tempo minimo per partecipare, c’era comunque qualcuno più veloce di lui che veniva convocato. Finché la sua vita non è cambiata. Con una moglie e tre figli, Noah di 8 anni, Finn di 6 e Frankie di 3, era più difficile correre. «Eppure sono diventato un atleta migliore. Peccato che non avessi avuto questa testa col corpo di 10 anni fa, quando commettevo tanti errori, facendo scelte stupide in gara».

La famiglia non sarà a Rio. Il padre Lawrie, che lo ha sempre invitato a non mollare, è morto nel 2014. «Ma sono sicuro che mi ha visto». La madre Sue ha acquistato un televisore più grande per guardare la gara. La moglie Jess gli darà l’ultimo incoraggiamento via Skype da Newcastle, dove la famiglia Westcott vive oggi e dove è addirittura nato un “Team Westcott”, squadra di appassionati di corsa che tifano per lui. «Lo ammiriamo – dicono – per la costanza che ha avuto nel continuare a fare ciò che amava e per non aver mai perso la fiducia in se stesso». Del Team fa parte anche il figlio Noah, poche settimane fa ha partecipato alla Parkes Fun Run, gara organizzata dal padre. Gli ha chiesto un consiglio. «Piega le braccia e guarda dritto». Fino alle Olimpiadi.

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