Il rugby a metà, e a meta, delle isole Figi

A Rio inizia anche il torneo di rugby a sette. Noi tifiamo per le Isole Figi. Non solo perché sono forti…

Le partecipazioni alle Olimpiadi sono 14. Sempre presenti dal 1956, con le eccezioni di Tokyo 1964 e Mosca 1980. Gli sport in cui avranno dei rappresentanti sono 14 (c’è anche il calcio). Ma il numero giusto è la metà. E’ il sette. Perché le Isole Figi, che non hanno mai vinto una medaglia olimpica in nessuna disciplina, stavolta possono farlo proprio grazie al ritorno nel programma nel loro sport nazionale, il rugby. Anzi, nella versione che preferiscono, quella a sette. A meta, più che a metà.

fiji1Il rugby torna alle Olimpiadi nella sua versione a sette per lo stesso motivo per cui, secondo la storia/leggenda, nacque: per fare prima. In un villaggio scozzese di fine 800, infatti, la squadra di Melrose che organizzò un torneo di beneficenza non sapeva come fare per farlo svolgere in un solo giorno. Allora decise di ridurre il numero di giocatori e il tempo di gioco. Infatti le partite durano 20 minuti e così un torneo si può fare anche in pochi giorni. Ne servono tanti, per recuperare da una partita all’altra, basti pensare che la Coppa del Mondo del rugby a 15 dura un mese e mezzo…

Anche le dimensioni del campo non cambiano e questo è il motivo per cui la squadra più forte sono le Isole Figi. I giocatori figiani, infatti, sono velocissimi e palla in mano sono tra i migliori al mondo. Soffrono, però, nelle mischie e nelle touche, in situazioni molto tattiche. In generale, soffrono quando gli spazi per correre, come nel rugby a 15, sono ridotti. Metà giocatori, però, vuol dire il doppio dello spazio. Ed ecco che le gerarchie cambiano. Le Isole Figi non sono tra le migliori nazionali nel rugby a 15, ma hanno appena vinto le World Rugby Sevens Series, confermandosi i migliori nel rugby a 7.

Ma poi, diciamola tutta, non si può non provare simpatia per i figiani. Non solo perché da tempo fijihanno smesso di essere cannibali. Per mettere insieme la squadra che partecipò alla prima Coppa del Mondo, nel 1987, fu necessario ricorrere all’aiuto della polizia per individuare le abitazioni dei giocatori (le isole sono più di trecento) e a quello delle navi della marina per far recapitare le lettere di convocazione, nella speranza che qualcuno nell’arcipelago (non necessariamente il giocatore) sapesse leggere e scrivere una risposta. La squadra perse ai quarti di finale contro la Francia, in una partita in cui un giocatore, Koroduadua, correva talmente veloce che superò la linea di meta accorgendosi troppo tardi di aver lasciato indietro… la palla. Si divertono e fanno divertire. A volte perdono perché soffrono i tatticismi o perdono concentrazione, cosa che però nei tornei di Seven, con più partite al giorno, brevi e in pochi giorni, raramente accade.

Brad Johnstone, primo Ct dell’Italia nel Sei Nazioni, fino all’anno prima (1999) allenava le Figi. “Ho giocatori che hanno nelle dita più talento di almeno metà di tutti gli atleti che sono qui. Ma gli All Blacks sono in sistemazioni di prima classe e noi in baracche e ci facciamo la doccia all’aperto con una pompa dell’acqua. Non possiamo essere competitivi”, disse dopo aver convinto la moglie di un giocatore a tirar fuori il passaporto del marito. Lo aveva nascosto per non farlo partire. La situazione non è molto migliorata nel tempo. Un giocatore una volta atterrò a Venezia scalzo. In vita sua non aveva mai calzato scarpe se non per giocare a rugby (e neanche sempre). L’attuale Ct, Ben Ryan, non prende stipendio e si paga da solo i viaggi. C’è anche l’abitudine di dare ai propri figli nomi di grandi giocatori del passato, personaggi storici e personaggi mai esistiti. Tempo fa c’era un giocatore registrato all’anagrafe come Ben Hur perché il padre era un fan di Charlton Heston.

Però sono fortissimi e velocissimi, tanto che si sono permessi di rifiutare Jarryd Hayne, ex running back dei San Francisco 49ers. Troppo lento per i figiani, espressione di una nazione dove il rugby è una religione. Dove le tv non prendono bene e allora la gente si raduna in radure o spiagge, sapendo che lì il segnale arriva e si possono vedere le partite. Prima delle partite di rugby a 15 fanno una danza guerriera, chiamata Cibi. Ma prima delle partite di Seven eseguono un canto religioso. Forza Isole Figi. A Cardiff, nell’ultima Coppa del Mondo, tifavano per loro anche i gallesi, per quanto si divertivano a vederli giocare. Figuriamoci se non possiamo farlo noi.

1 thought on “Il rugby a metà, e a meta, delle isole Figi

  1. Roberto

    David Campese che annichili’ Twickenham e il drop di Wilkinson fece la stessa cosa dai Koala .Unica vincente dell’emisfero Nord.Noi al 6 Nazioni e un po’ teniamo il “somaro”.L’Argentina da noi potrebbe fare bene,con Sudafrica,Australia e Nuoza Zelanda si cucca sconfitte su sconfitte.

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